lunedì 23 marzo 2015

Francia Avanguardia: L'Europa che guarda ai popoli

Questa è la Gioventù che milita sotto le torri d'avorio, che viene dalla cultura popolare identitaria, lontana dai dogmi politici e dalle sovrastrutture ideologiche.
 Una generazione che ha ancora la voglia, la necessità di incontrare, conoscere, approfondire. 
Il desiderio di capire, l'amore per il confronto, il coraggio del dibattito sono le direttrici di un percorso vissuto passo dopo passo dalla Comunità umana e politica di questi ragazzi. 
“Francia Avanguardia, l'Europa che guarda ai Popoli” è stato un evento memorabile, a tratti esaltante. 
Il secondo di un ciclo di incontri, lanciato da Gioventù Universitaria, nominato “Riflessioni non conformi”. 
La protagonista della serata è stata la redazione “l'intellettuale dissidente”, un miracolo tutto italiano nello scenario del relativismo mondiale: un gruppo di cari amici, di intellettuali, di giornalisti coordinati da Sebastiano Caputo, Lorenzo Vitelli e moderati, in questa occasione, da Francesco Boezi. 
In un periodo in cui dire cose logiche sembra essere diventata un'impresa eccezionale, si è affrontato, discusso l'importanza, il bisogno di riscoprire una cultura popolare e l'esigenza sociale dell'incontro fisico che sia sintesi di pensieri e non conflitto sociale. L'analisi-inchiesta fatta da Caputo nel libro “Francia avanguardia”, ricca di ricostruzione storiche, interviste ai personaggi significativi della Francia Popolare è stata fonte di spunti, per il dibattito, successivo alla presentazione del libro, sicuramente arricchito dai nostri ospiti: Gianfranco Maccarone, Responsabile di Casaggì Valdichiana e portavoce provinciale di FdI, e Francesco Giusti, Segretario della Lega Nord Siena.
 Laboratorio Identitario, il nome della sede, vuole essere un luogo dove confluiscono idee, alternativo alla solita metabolizzazione di pillole di verità preconfezionate. 
Domande, dibattiti e riflessioni sono la matrice di questo microcosmo sospeso tra l'immobilismo sociale e culturale del nostro tempo stanco, incastonato in uno scenario di business e politically correct, in cui sembra essere lecito dire tutto tranne le ovvietà.







sabato 7 marzo 2015

A Valentino Russo, i ragazzi di Gioventù Universitaria



Non è mai facile quando ci sono passaggi di staffetta, sopratutto, quando chi la passa, lascia un eredità importante, arricchita da militanza, impegno, risultati e costanza.

Oggi, Valentino Russo nostro segretario per due anni, consegna con grande responsabilità il suo ruolo ad un classe dirigente che sta crescendo, risultato di una scuola politica unica in Italia, che lo ha visto protagonista in prima linea. Prima che un Dirigente, un ragazzo che è riuscito a conciliare lo studio, mantenuto con sacrifici e impegno, con tanto di borsa di studio e un'immensa dedizione alla politica. Valentino Russo ha visto crescere il Nostro movimento, da quando gli striscioni si facevano in un sotto scala e le riunioni in una piccola auletta dell'Università ( poi tolta ), fino a vedere realizzare il sogno di un'intera Comunità, quello di avere un sede autogestita su due piani al centro di Siena.

Non si è risparmiato, ha dato tutto. Il suo non è certo un addio, ma un risultato di una crescita umana e politica che lo porterà ad essere un Uomo, il risultato più importante per chi come Noi, fa politica di frontiera. Un esempio per tutti, non solo per i militanti di Gioventù Universitaria, ma per tutto un mondo che si riconosce nei valori che ha difeso in questi anni con tenacia e ardore. Un contributo indispensabile a tutta l'Associazione: due campagne elettorali con risultati incredibili.

Valentino Russo ha scritto un pezzo di Storia del nostro mondo nel silenzio e nell'umiltà.

Lui come molti dei ragazzi che scelgono queste strade, non riceveranno mai riconoscimenti, non faranno carriera politica, tutta via, forse, un giorno, potranno dire a testa alta ai loro figli o nipoti: “Io ho combattuto anche per Voi”.

La strada è ripida, ma Valentino, quando vorrà riposarsi e tornare, lo farà con la consapevolezza che la sua Comunità lo accompagnerà per tutta la vita e ci sarà sempre nei momenti più difficili.

A Valentino Russo, i ragazzi di Gioventù Universitaria.



giovedì 26 febbraio 2015

ESCLUSI COME RUBINO





“ESCLUSI COME RUBINO” è il contro titolo, esposto sullo striscione ideato da GIOVENTÙ UNIVERSITARIA , all'evento organizzato dall'Università di Siena “ OLTRE LA GUERRA, storie nascoste di disuguaglianze e di persecuzioni”, che avrà come ospite la giornalista Lucia Goracci.
Lo striscione richiama goliardicamente l'esclusione del cineoperatore Claudio Rubino, ferito gravemente in Libia per realizzare un servizio insieme alla giornalista Lucia Goracci, presentato al “Premio Ilaria Alpi”. Nell'Albo dei vincitori non compare il nome dei Rubino accanto a quello della giornalista.
L'analogia è presto fatta con l'esclusione di Gioventù Universitaria
dall'ultima competizione Elettorale all'Università degli Studi di Siena.
Parla il presidente di Gioventù Universitaria, Kris Cipriani: “ oltre a
ricordare la nostra esclusione dalla competizione elettorale e quindi
dagli Organi centrali, vogliamo evidenziare il danno di rappresentanza e rappresentatività causa del vuoto in metà dei comitati Didattici, indispensabili per la tutela degli studenti. Inoltre il rischio è quello di far insediare al prossimo Consiglio Studentesco una serie di persone nominate e non elette.” Conclude con una battuta: “ ultimamente, sembra, che a Siena ci sia chi può e chi no. Un esempio è la movida universitaria, annichilita e devastata, ridotta ai minimi termini. Tutto questo controllo sta portando ad un diminuzione drastica degli studenti fuori sede che da anni sono la linfa vitale dell'economia e delle attività dentro le mura”. 

Non solo GIOVENTÙ UNIVERSITARIA, ma anche
qualcun altro si sentirà “escluso come Rubino”.





martedì 17 febbraio 2015

Cristiada: il film censurato in Italia



"Quando pochi uomini di valore cambiano le sorti di un intero paese."


Cinema Teatro S.Agostino
Piazza S.Agostino, 7 Colle di Val d'Elsa SI
0577 924040
17 febbraio ore 20:30
ingresso ridotto € 5,50

Cristiada (noto anche come For Greater Glory) è un film storico diretto da Dean Wright, scritto da Michael James Love e basato sulla Guerra Cristera (o Cristiada, da cui il titolo) (1926 - 1929).
Il film è stato distribuito nelle sale italiane dal 15 ottobre 2014.

Trama



Il film è aperto dai titoli che descrivono gli articoli anticlericali presenti nella Costituzione del Messico del 1917. Quando il neoeletto presidente messicano, Plutarco Elías Calles(Rubén Blades), avvia una violenta e implacabile repressione contro la fede cattolica, nel paese scoppia una guerra civile (indicata successivamente come guerra Cristera). Le chiese sono date alle fiamme, si verificano omicidi di preti e contadini, i cui corpi vengono poi appesi ai pali del telegrafo quale monito.
La storia si sposta allora su Padre Christopher (Peter O'Toole), prete cattolico spietatamente ucciso dai Federales. Il tredicenne José Luis Sanchez (Mauricio Kuri), testimone del delitto, si unisce ai ribelli, i Cristeros, guidati dal generale in pensione Enrique Gorostieta Velarde (Andy Garcia), ateo, che prende il ragazzo come suo protetto. Catturato durante uno scontro con i Federales, José è sottoposto a tortura. Il ragazzo, però, non rinuncia alla sua fede e per questo è messo a morte. L'anno seguente anche il generale Gorostieta muore in battaglia, nello stato di Jalisco.
Nel 1929, accordi tra le due fazioni pongono fine ai combattimenti e viene ristabilita la libertà religiosa. Papa Benedetto XVI ha beatificato José nel 2005,
con altri dodici martiri tra i Cristeros.



Gli appassionati di cinema sapranno che il film hollywoodiano “Cristiada”, diretto da Dean Wright con attori del calibro di Andy Garcia, Peter O’Toole e Eva Longoria, in Italia (e in molti Paesi) non è, non vuole essere e non sarà mai distribuito (alcuni parlano di vera e propria censura).
Il film si basa sulla guerra dei cristeros (1926 – 1929), combattuta dai cattolici messicani contro il governo anticlericale e massonico del presidente Plutarco Elías Calles che osteggiò e perseguitò violentemente la Chiesa cattolica. Il dittatore, fanatico robespierriano ed emulatore della Rivoluzione francese, adottò una Costituzione ossessivamente laicista, la cui ideologia massonico-leninista intendeva “modernizzare” il Paese liberandolo dalla «superstizione».  Vennero espulsi preti e vescovi che si opponevano al progetto di una «chiesa nazionale» scissa da Roma e agli ordini del solo governo (come oggi in Cina). Seguirono abolizione degli ordini religiosi, confische, divieto di ogni attività per i cattolici. Chiese, conventi, seminari, scuole, istituti di carità, furono chiusi o confiscati, fino ad impedire l’accesso ai sacramenti ai fedeli. La popolazione cominciò così una protesta non violenta, ma la totale assenza di libertà religiosa fece impugnare le armi ad alcuni, sostenuti dal popolo e dai sacerdoti. Se Cesare diventa un tiranno, il popolo ha diritto di difendere la propria libertà, la propria anima. I generali dell’Esercito Federale pensavano di sconfiggere in breve tempo quegli insorti inesperti e male organizzati, guidati dal generale ateo ed eroe di guerra Enrique Gorostieta. Nonostante l’appoggio logistico degli Usa che consentiva ai federali di non cedere, l’organizzazione si consolidò in pochi mesi, anche perché sostenuta da gran parte della società civile. Parteciparono milioni di persone ma la reazione dello Stato fu rabbiosa: massacri indiscriminati, campi di concentramento, impiccagioni di massa. 
Non furono le armi a sconfiggere i Cristeros ma la diplomazia internazionale con gli Arreglos del 1929. La «Cristiada» stava procurando troppi lutti, la guerra rischiava di durare, occorreva un cessate il fuoco. Il vescovo Pascual Díaz riuscì a far firmare gli accordi senza immaginare che per 10 anni il governo li avrebbe traditi. Quando deposero le armi, i Cristeros furono uccisi a migliaia dai nemici, per vendetta. Il primo a raccontare con equilibrio questa storia dopo decenni d’oblio è stato lo storico francese Jean Meyer. Partito da posizioni ostili, egli ha cambiato il suo giudizio sui Cristeros sino ad arrivare, addirittura, alla conversione.  Come spiegato da padre Francisco Elizalde, missionario messicano, «il governo di Calles non volle mai trattare. Prima si percorsero vie diplomatiche e pacifiche, ma, poi, visto che era tutto inutile, il popolo dovette impugnare le armi. Fu l’exstrema ratio. E fu necessaria, perché un cristiano non può vivere senza i sacramenti. Tanto che, se non li appoggiò ufficialmente, la Chiesa non condannò mai l’azione dei Cristeros». Da qualche mese è uscito il libro di Mario IannacconeCristiada. L’epopea dei Cristeros in Messico (Lindau 2013).
AGGIORNAMENTO 11/08/14
Da qualche mese anche in Italia c’è un distributore ufficiale del film, “Dominus Production”, è possibile avere maggiori informazioni collegandosi a:www.cristiada.it. Nel mese di Ottobre 2014 il film uscirà nei cinema, doppiato in lingua italiana.






giovedì 12 febbraio 2015

Noi ricordiamo tutto, Noi ricordiamo tutti



“La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata [...] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado...” Legge del 30 Marzo 2004 n.92


Con questa legge il Parlamento Italiano toglie il velo del Silenzio e dell'omertà sul più grande Genocidio subito dal popolo Italiano nel corso della sua storia. Per oltre 60 anni, l'interesse politico ed il predominio culturale dei vincitori, sono prevalsi sul Cordoglio e sul Ricordo di tutti gli Italiani depredati, torturati, esodati e uccisi nelle terre italiane dell'Istria e della Dalmazia,a Fiume ed a Trieste, sul Carso e nel Friuli, durante l'occupazione dei partigiani sotto il comando del Generale Tito.
Dopo 11 anni dall'emanazione di questa legge, l'Università degli Studi di Siena ha deciso di non Ricordare.
Non rispettando una legge statale, la nostra Università ha fatto trascorrere il 10 Febbraio come un qualsiasi giorno, non ponendo attenzione sul significato profondo di questa giornata ha per tutti coloro che sono stati costretti ad abbandonare le proprie case o sono stati uccisi ed infoibati per non aver rinnegato la propria identità Nazionale.


Non volevamo un evento dai costi esorbitanti o una cerimonia barocca,sarebbe bastata anche una semplice mail, dal basso esborso economico ma dal grandissimo valore simbolico in questa epoca in cui perfino questa tragedia è fonte di divisioni all'interno del nostro popolo.


Ci rammarica questo Silenzio Assordante delle Istituzioni.
Ci rammarica vedere, che a distanza di 70 anni da quell'immane tragedia, perfino l'Università, da sempre il luogo deputato alla formazione ed alla diffusione della cultura, si dimentichi di commemorare uomini, donne, bambini, cattolici, atei, liberali, repubblicani, partigiani, uccisi, solo perché Italiani.
Ci rammarica, sopratutto, come l'Università di Siena, con il suo silenzio, si schieri con chi vuol nascondere e fomentare una divisione che non dovrebbe esistere considerando che la Giornata del Ricordo non ha colori politici o schieramenti, ma solo una bandiera, il Tricolore.


Ci rammarica come nel 2015 ci siano ancora studenti che usano schieramenti e distinzioni ormai desuete per infangare la memoria di quelle ventimila vittime della follia di Tito e dei suoi partigiani.
Il nostro auspicio è che dall'anno prossimo, anche l' Università di Siena decida di Ricordare i nostri connazionali uccisi in un genocidio preordinato sul confine orientale, e che questa volta sia stata solo una “dimenticanza” e non una precisa volontà politica di nascondere la Storia alle generazioni future.

Gioventù Universitaria-Siena

sabato 31 gennaio 2015

A GU, grande partenza per il Ciclo di "Cineforum Non-conformi"



Inizia un ciclo di cineforum non conformi.
 Buona la prima.
 Per le prossime riunioni, ogni membro di GU potrà proporre la visione/dibattito su film di interesse. Serate comunitarie, cinema di qualità e confronto saranno le parole chiave per dar vita al cineforum non conforme durante questo 2015.
Lo spettacolo continua.






mercoledì 28 gennaio 2015

CORTEO PER IL RICORDO DEI MARTIRI DELLE FOIBE: 7 FEBBRAIO A SIENA



Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale Siena, Casaggì Valdichiana, Laboratorio Identitario e Gioventù Nazionale Siena hanno organizzato per il 7 febbraio a Siena un corteo per ricordare i martiri delle Foibe e l’esodo giuliano-dalmata. In un comunicato congiunto si legge che “in vista del Giorno del Ricordo abbiamo deciso di organizzare un corteo in onore dei nostri connazionali infoibati sul finire della Seconda Guerra mondiale dalle truppe Jugoslave del generale Tito. Ci è sembrato quanto mai doveroso portare in piazza tutti coloro che non vogliono scordare uno dei capitoli più oscuri della storia d’Italia. Una pagina spesso nascosta, negata e rinnegata da storici e politici, con il mero intento di nascondere le complicità di alcuni partigiani italiani con le truppe che infoibarono migliaia di italiani. 

Il corteo avrà inizio alle ore 18.00 di sabato 7 febbraio da Via Tito Sarrocchi (nei pressi di Porta Tufi) e poi si snoderà per Via di Città, Piazza del Campo e concluderà il suo tragitto in Piazza Indipendenza. 

Ci teniamo a precisare che sarà una marcia assolutamente silenziosa senza musica e slogan in segno di rispetto per tutti coloro che hanno perso la vita in quei momenti. Saranno inoltre assenti tutti i simboli di partiti o movimenti, vi saranno soltanto tricolori e fiaccole perché questa ricorrenza non ha e non deve avere colori politici.”. 

 La nota conclude invitando “ tutti gli amministratori locali, partiti politici, movimenti e semplici cittadini a partecipare per non dimenticare i Martiri delle Foibe.”

RIEPILOGO RIUNIONE 27 GENNAIO: LA STRAGE DELLE FOIBE #iononscordo



Cosa sono le Foibe?
Le foibe sono delle cavità naturali, dei pozzi, presenti sul Carso (altipiano alle spalle di Trieste e dell'Istria). Alla fine della Seconda guerra mondiale i partigiani comunisti di Tito vi gettarono (infoibarono) migliaia di persone, alcune dopo averle fucilate, alcune ancora vive, colpevoli di essere italiane o contrarie al regime comunista.
Quanti furono gli infoibati?
Purtroppo è impossibile dire quanti furono gettati nelle foibe: circa 1.000 sono state le salme esumate, ma molte cavità sono irraggiungibili, altre se ne scoprono solo adesso (60 anni dopo) rendendo impossibile un calcolo esatto dei morti. Approssimativamente si può parlare di 6.000 - 7.000 persone uccise nelle Foibe, alla quali vanno aggiunte più di 3.000 persone scomparse nei gulag (campi di concentramento) di Tito.
Chi erano gli infoibati?
Gli infoibati erano prevalentemente italiani. In generale tutti coloro che si opponevano al regime comunista titino: vi erano quindi anche sloveni e croati. Tra gli italiani vi erano ex fascisti, ma sopratutto gente comune colpevole solo di essere italiana e contro il regime comunista.
Cosa vuol dire "infoibare"
Le vittime dei titini venivano condotte, dopo atroci sevizie, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano i polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona con l’ausilio di pinze e, successivamente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il di ferro. I massacratori si divertivano, nella maggior parte dei casi, a sparare al primo malcapitato del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba spingendo con sé gli altri. (Il disegno è tratto da un opuscolo inglese).

Perchè ricordare?
Nel corso degli anni questi martiri sono stati vilipesi e dimenticati. La storiografia, lo Stato italiano, la politica nazionale, la scuola hanno completamente cancellato il ricordo ed ogni riferimento a chi è stato trucidato per il solo motivo di essere italiano o contro il regime comunista di Tito.
La Foiba di Basovizza
La cosiddetta "Foiba di Basovizza" è in origine un pozzo minerario: esso divenne però nel maggio del 1945 un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, da parte dei partigiani comunisti di Tito, dapprima destinati ai campi d'internamento allestiti in Slovenia e successivamente giustiziati a Basovizza.

Le vittime destinate ad essere precipitate nella voragine di Basovizza, venivano prelevate nelle case di Trieste, durante i 40 giorni di occupazione jugoslava della città (dal 1 maggio 1945). A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Sul fondo chi non trovava morte istantanea dopo un volo di 200 metri, continuava ad agonizzare tra gli spasmi delle ferite e le lacerazioni riportate nella caduta tra gli spuntoni di roccia. Molte vittime erano prima spogliate e seviziate.
Ma quante furono le persone gettate nella Foiba di Basovizza? Per quanto riguarda specificamente le persone fatte precipitare nella foiba di Basovizza, è stato fatto un calcolo inusuale e impressionante. Tenendo presente la profondità del pozzo prima e dopo la strage, fu rilevata la differenza di una trentina di metri. Lo spazio volumetrico conterrebbe le salme degli infoibati: oltre duemila vittime. Una cifra agghiacciante. Ma anche se fossero la metà, questa rappresenterebbe pur sempre una strage immane... e a guerra finita!
Il monumento della Foiba di Basovizza
Nel 1980, in seguito all'intervento delle associazioni combattentistiche, patriottiche e dei profughi istriani-fiumani-dalmati, il pozzo di Basovizza e la Foiba n.149 vennero riconosciute quali monumenti d'interesse nazionale. Il sito di Basovizza, sistemato dal comune di Trieste, divenne il memoriale per tutte le vittime degli eccidi del 1943 e 1945, ma anche il fulcro di polemiche per il prolungato silenzio e il mancato omaggio delle più alte cariche dello stato. Tale omaggio giunse nel 1991, anno cruciale per la dissoluzione jugoslava e dell'Unione Sovietica, quando a Basovizza si recò l'allora presidente della repubblica Francesco Cossiga, seguito due anni più tardi dal successore Oscar Luigi Scalfaro, che nel 1992 aveva dichiarato la Foiba di Basovizza "monumento nazionale".

Il 10 febbraio 2007 il Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha solennemente inaugurato il nuovo assetto del Sacrario di Basovizza.
La nuova sistemazione, finalmente degna della rilevanza storico del sito (dichiarato ufficialmente Monumento Nazionale), era stata fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale della Città di San Giusto, nella piena consapevolezza che il “Pozzo della Miniera” di Basovizza costituisce non solo luogo del sacrificio di tante innocenti vittime, ma anche figura e simbolo di tutti i drammi che hanno segnato le vicende del confine  orientale al finire del secondo conflitto mondiale; le tante altre Foibe sparse in tutto il territorio della Venezia Giulia, le migliaia e migliaia di deportazioni e scomparsi nell’oblio, la tragedia di tutto un popolo (ben trecentocinquantamila istriani, fiumani e dalmati) che viene ricordata con il nome biblico di “Esodo”.
A margine del Sacrario è stato previsto uno spazio dedicato a Centro di Documentazione, che il Comune di Trieste ha ritenuto di affidare alla Lega Nazionale.
Una Commissione di valenti storici ha provveduto alla stesura dei testi nonché del relativo volume che contiene (in versione multilingue) tale materiale illustrativo.
Il Centro di Documentazione è stato inaugurato nel Giorno del Ricordo del 10 febbraio 2008. 
La Lega Nazionale sente, in modo del tutto particolare, la responsabilità e l’orgoglio per tale compito a cui si trova chiamata.
Responsabilità dei confronti di tutti coloro che si troveranno a visitare il Sacrario di Basovizza: affinché possano conoscere e capire, affinché possa realizzarsi quanto auspicato dal Vescovo di Trieste mons. Antonio Santin, nella sua preghiera per i Martiri delle Foibe: “Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace”.

sitoFoibadiBasovizza





venerdì 23 gennaio 2015

Si riaccende la fiamma: Convegno "La Donna al Centro"


Oggi a Siena nella nostra sede in via Tito Sarrocchi, si è tenuto un convegno, a mio dire stupendo, sulla figura della donna.
Un'analisi complessa e elaborata sotto vari aspetti, tematiche e approfondimenti.
Ottimi spunti di riflessioni sono stati proposti dalla nostre relatrici, anche se trattati con sensibilità diverse e non sempre concordi:un incontro dai toni pacati e guidato dalla voglia di comprendere, di trovare una sintesi e il merito di individuare dei punti in comune da cui partire per ricominciare a fare dibattiti culturali, sociali e politici.
Ci tenevo a ringraziare Diana Fabrizi che ha dato subito la disponibilità e ha evidenziato il fatto che si può e si deve ancora cercare il dialogo nella nostra area.
In particolar modo, volevo ringraziare Lucia Di Paolantonio, che se pur assente, ha offerto il suo prezioso contributo scrivendoci una mail. Abbiamo letto con piacere la lettera di Lucia. Mi sono quasi commosso all'idea che ,anche se tutto o quasi, sembra spento nel nostro ambiente, c'è ancora un filo conduttore che lega tutti noi al di là del tempo e dello spazio: sto parlando di quella "fiamma" che sembra essersi assopita e che invece, stasera, si è accesa nel mio cuore ,una speranza ed è bastata una scintilla. Sono state sufficienti poche parole per ridisegnare un mondo di valori, che qualcuno ( più di uno ) ha intenzione di cancellare.
Ho immaginato attraverso quelle frasi i campi politici, le discussioni in sede, gli approfondimenti e gli striscioni a capo delle manifestazioni, che il nostro mondo ha avuto la capacità di inventare. Sono diversi i luoghi, le fisionomie dei volti, ma il contenuto spirituale e ideale di cui sto parlando non cambia da regione a regione.
Ho sentito la stessa passione che arde nei nostri cuori, l'ho rivissuta, poiché è evidente che la sua è anche la mia. Tutto ciò avvalorato dal fatto che una militante, ascoltando le parole di Lucia, mi ha chiesto se quel discorso lo avessi scritto io. Mi è scappato un sorriso.
Penso che più o meno sono le stesse emozioni che ha provato Angela Sorice.

 Non aggiungo altro, ma posso dire con fermezza ed ora più convinto che mai, che in questa epoca di macerie c'è ancora chi non s'arrende!

Di Kris Cipriani










martedì 20 gennaio 2015

LA DONNA AL CENTRO 23 gennaio ore 16:30

“Donna decapitata in Arabia Saudita a colpi di spada”; “Donna uccisa a coltellate”; “Ci sono solo tre paesi con più donne che uomini a capo di un’azienda”; “Elezioni presidenziali. Mai una donna al Quirinale. Una lunga storia di fallimenti”

Questi sono alcuni piccoli esempi di titoloni che pullulano su giornali e riviste ogni giorno.
Non c’è argomento più attuale da affrontare in un dibattito se non il ruolo della Donna nella società a noi contemporanea.
Qual è il ruolo della donna? E’ madre e si cura di casa, marito e figli? E’ lavoratrice e degna di ricoprire cariche importanti anche al di sopra di un uomo? La donna va tutelata di più? Esiste davvero il “femminicidio” di cui tanto si ostinano a parlare i telegiornali? Le donne, vittime di culture che praticano quotidianamente infibulazioni, lapidazioni ecc., vanno tutelate e protette?

A queste e molte altre domande cercheremo di dare risposta noi di Gioventù Universitaria, Venerdì dalle ore 16:30 presso la sede dell’Associazione in via Tito Sarrocchi, 54 (SI) durante il convegno “LA DONNA AL CENTRO”.

Interverranno:
  • Evelina Vigna, La Manif puor Tous
  • Diana Fabrizi , Consigliere Nazionale degli Studenti Universitari
  • Emanuela Marotta, Giornalista
  • Angela Sorice, Presidente FUAN AU
  • Giulia Zani, Empowerement Femminile
  • Elisabetta Santarsiero, Laboratorio Identitario
  • Julietta Lozano, Gioventù Universitaria



Di Mara Cavalloro